Quando qualche tempo or sono si iniziò a parlare di smart city, alla luce dell’importante azione di marketing messa in atto da alcuni grossi attori del settore ICT, molti pensarono che questo termine e l’hype che lo accompagnava si sarebbero presto esauriti come una moda passeggera. Osservando ciò che sta accadendo in gran parte delle città del mondo, è lecito pensare che sentiremo parlare ancora a lungo di smart city, spesso con accezioni ben lontane dalle futuristiche promesse ipertecnologiche della prima ora. Oggi, come spesso afferma nelle sue presentazioni Jarmo Eskelinen [i] , uno degli innovatori europei in questo settore, le città di dividono in tre grandi categorie: le tech city, come Masdar [ii] , Songdo [iii] , e forse anche Singapore, che propongono soluzioni con una forte caratterizzazione tecnologica ed efficientista, spesso agevolate dalla possibilità di costruire infrastrutture su terreni vergini e senza particolari vincoli preesistenti; le retrofit
Grandi menti parlano di idee, menti mediocri parlano di fatti, menti piccole parlano di persone. Eleanor Roosvelt