Sono fra gli assi portanti dell’Agenda
Digitale del Governo Monti e uno dei temi di maggior interesse nel dibattito
sul futuro del paese. Sono oggetto di importanti finanziamenti nazionali ed
europei e stuzzicano l’interesse di amministrazioni ed imprese. Ma cosa caratterizza
le smart city e come fa una città a diventare più “intelligente”?
Le città sono fatte da uomini e donne, in
carne ed ossa, ma le smart city sono tali perché gli uomini e le donne che le
popolano e le governano sono oggi in grado di accedere in modo diffuso a
tecnologie che prima non c’erano. Questo
è uno straordinario elemento di discontinuità che definisce almeno parzialmente
il termine. Se oggi possiamo pensare in termini di smart city è perché le
strade e le case sono piene di oggetti più o meno intelligenti connessi a
Internet o fra di loro: sensori, telefoni, oggetti, veicoli, ecc. E questa
opportunità non è ristretta solo ai centri di ricerca, alle università, alle
grandi aziende ICT. Anche un’amministrazione locale può impiantare, con
investimenti contenuti, reti e servizi fino a pochi anni fa impensabili in
termini di efficienza, grazie a soluzioni innovative e a portata di mano.
Ciò non significa affermare che la smart city sia fatta di tecnologia, ma se vogliamo individuarne gli elementi identificativi, il fattore tecnologico è uno di quelli determinanti. Le città devono divenire un ambiente propizio per l’innovazione, la partecipazione dei cittadini, lo sviluppo delle imprese. I vari stakeholder possono contribuire con nuova forza grazie alla pervasività della rete e alla disponibilità di servizi e applicazioni.
Ciò non significa affermare che la smart city sia fatta di tecnologia, ma se vogliamo individuarne gli elementi identificativi, il fattore tecnologico è uno di quelli determinanti. Le città devono divenire un ambiente propizio per l’innovazione, la partecipazione dei cittadini, lo sviluppo delle imprese. I vari stakeholder possono contribuire con nuova forza grazie alla pervasività della rete e alla disponibilità di servizi e applicazioni.
La vera sfida è quindi integrare in modo efficace il nuovo “spazio
digitale della città” - fatto di connettività e apparati, di capacità di
calcolo e storage, di applicazioni verticali e servizi - con strumenti e
soluzioni in grado di abilitare fattivamente quel civic empowerment che è la
reale scommessa della città intelligente: quella dove la misura della smartness
è data da una diversa percezione della qualità della vita, a cui gli stessi
abitanti hanno contribuito con il loro agire quotidiano.
Gli assi di azione possono essere vari e
coinvolgere tutti gli aspetti del vivere urbano: mobilità e trasporti, ambiente
ed energia, qualità edilizia e dell’impianto urbanistico, economia, capacità di attrazione di talenti e
investimenti, partecipazione e coinvolgimento dei cittadini, salute e sistemi
di teleassistenza, educazione.
In Italia e in Europa parecchie
amministrazioni hanno iniziato a muoversi investendo in direzioni anche molto
diverse fra loro. Vediamo sinteticamente alcuni casi esemplificativi, molti dei
quali erano presenti a Bologna in occasione di Smart City Exhibition (29-31
ottobre 2012).
Genova ha già alle spalle parecchie azioni
concrete riconducibili all’impostazione del progetto smart city:
l’illuminazione del waterfront portuale e dell’acquario, gli edifici scolastici
intelligenti, il Piano di Azione sulla Sostenibilità e per l’Energia. Inoltre
si è recentemente aggiudicata i finanziamenti di tre bandi europei sul fronte
energetico. Punto di forza della città è sicuramente l’aver dato vita all’associazione
Genova Smart City, che unisce tutti gli stakeholder della città in uno sforzo
comune di progettazione e condivisione strategica.
Il Comune di Bologna sta percorrendo le strade
dell’open government e della trasparenza quali basi per lo sviluppo
dell'innovazione urbana e degli strumenti di governo. Il disegno di Bologna
come smart city è “social”, sostenibile e aperto al contributo creativo dei
cittadini. Iperbole 2020, la nuova rete civica in costruzione, ha un ruolo
fondamentale in questo processo. Il successo del percorso partecipato per la
costruzione dell’Agenda Digitale Locale e la coerenza del piano strategico sono
la cartina tornasole dell’impegno dell’amministrazione verso la creazione di
una piattaforma condivisa per lo sviluppo della città.
L’Amministrazione comunale di Torino si è
impegnata a fondo sul fronte della
sostenibilità e ha dato vita alla fondazione Torino Smart City che raccoglie
tutti i principali attori locali. Accanto ai numerosi progetti di Smart City,
votati a fare in modo che le tecnologie agevolino lo sviluppo urbano in una
dimensione di eco-città, cresce anche la necessità di innovare gli stili di vita
e i modelli formativo / educativi.
Anche a Reggio Emilia e a Firenze – fra i
numerosi progetti in corso - si osserva una forte attenzione proprio rispetto
al tema della “città educante”, considerata uno dei pilastri per sostenere il lungo
percorso verso la smart city.
In Europa, Barcellona, oggi una delle città
più impegnate sul fronte Smart city, ha una storia di pianificazione molto
lunga. Fra i tanti progetti, nel campo della mobilità è utile segnalare LIVE , frutto di un partenariato pubblico-privato per creare
una piattaforma che fornisce supporto e promuove lo sviluppo della mobilità
elettrica nella città e nell'area metropolitana di Barcellona, sperimentando
così nuove soluzioni per migliorare la qualità dell’aria e della vita. Con
questo progetto la città di Barcellona diventa Living Lab, laboratorio di
sperimentazione di nuovi progetti pilota per testare soluzioni per la mobilità
elettrica.
Già dal 2010 la città di Edimburgo, grazie
all’approvazione del progetto The Smart City Vision, ha deciso di avviare
iniziative mirate alla riorganizzazione della macchina amministrativa e alla
ristrutturazione dei servizi sul territorio. Gli obiettivi del progetto sono
legati al miglioramento della qualità della vita degli abitanti, alla semplificazione delle procedure
burocratiche, all’informatizzazione dei servizi.
Copenhagen ha già attuato da tempo politiche
lungimiranti che prevedono la chiusura del centro storico alle automobili in
favore di un piano di mobilità “slow”. La bicicletta diventa così il mezzo di
trasporto principe per tutti i cittadini e, nel contempo, un nuovo “strumento”
per la riduzione delle emissioni di CO2. Il cambio di mentalità proposto
dall’amministrazione pubblica è stato accettato da tutti gli abitanti della
città che hanno contribuito, con la loro conversione ad abitudini
“sostenibili”, a rendere la capitale danese la città più “green” d’Europa. Ogni
giorno, circa 150mila persone si recano a scuola o al lavoro con il “mezzo di
trasporto ecologico”.
Amsterdam è forse la città europea che più ha
spinto in questi anni sul fronte dell’abbattimento di CO2. “The Climate Street” è l’ultimo progetto
all’interno del vasto programma Amsterdam Smart City. Un ottimo mix di tecnologie
e diffusione di cultura che ha coinvolto commercianti, cittadini, multiutility
della distribuzione dell’energia insieme a piccole imprese per rendere più sostenibile
da un punto di vista energetico lo spazio pubblico delle vie commerciali del
centro, con l’obiettivo di una riduzione delle emissioni di CO2 della città di
oltre 200 tonnellate l’anno e risparmi energetici per oltre il 40%.
Appare chiaro che nei prossimi anni saranno
investiti parecchi soldi nelle città e da qualsivoglia prospettiva le si voglia
guardare, le smart city sono una sfida. Per le amministrazioni locali significa
dotarsi di una visione di medio - lungo termine, che vada oltre le scadenze
elettorali e consenta pianificazione e coinvolgimento attivo di molteplici
stakeholder. In tempo di crisi economica, servono nuove forme creative di
finanziamento dei progetti che si basino sulle prospettive di risparmio ed
efficienza. Gli amministratori devono accettare che sta cambiando il concetto
di territorio comunemente inteso, a cui si affianca sempre di più uno spazio
digitale altrettanto rilevante per i cittadini e per i servizi. Con
l’introduzione di grandi infrastrutture tecnologiche per la gestione delle
funzioni urbane, le città dovranno predisporsi per aumentare sempre di più la
governabilità real time, cioè assumere decisioni in modo molto rapido sulla
base di sistemi di analisi di grandi quantità di dati: qualità dell’aria,
traffico, commenti dei cittadini, consumi, ecc.
Ma la sfida forse più ardua è la capacità di diffondere una nuova
cultura digitale, che promuova la condivisione e la collaborazione, la nascita
di community e la partecipazione attiva alla vita e alle decisioni che riguardano
le città.
Questo articolo è stato pubblicato sul numero speciale di E-Gov autunno 2012
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