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Visualizzazione dei post da novembre, 2012

Le città, la City Protocol Society e la corsa al Far West

Di ritorno da Barcellona dopo tre giorni piuttosto stimolanti allo Smart City World Congress , ripenso con il sorriso sulle labbra ad una metafora piuttosto efficace suggerita da Manel Sanromà , CIO dell’ Ayuntamento di Barcellona , con cui ho avuto il piacere di fare una lunga chiaccherata a proposito dei lavori della City Protocol Society . Le Smart City sono oggi per le amministrazioni locali una sorta di Far West ricco di strabilianti promesse. Spazi sterminati, terreno fertile per nuove colture, la possibilità di costruire qualcosa d’innovativo sia socialmente che dal punto di vista tecnico e urbanistico. Tutti ne parlano, sembra quasi obbligatorio per i sindaci diventare i “nuovi coloni” e partire per questa avventura. Eppure un alone d’ignoto su cosa effettivamente si possa trovare dall’altra parte continua ad aleggiare nell’aria. Alcuni furbacchioni si rendono conto che c’e’ la possibilità di fare buoni affari aspettando i coloni al varco. Mettono su in fretta e

Il ruolo delle PA nello sviluppo delle Smart City

Smart city: tutti ne parlano, difficile trovare un accordo su cosa s’intenda realmente con questo termine [1] . Per ipotizzare quale possa essere il ruolo delle amministrazioni pubbliche nel loro sviluppo, occorre assumere alcuni postulati di partenza, alcuni elementi di discontinuità che consentano di non disconoscere l’intelligenza delle città del passato, bensì di individuare le specificità di quelle del futuro. Un futuro ormai presente, tangibile e praticabile. Le città sono fatte di uomini e donne, e sempre lo saranno. Ma le smart city sono tali perché gli uomini e le donne che le popolano e le governano sono oggi in grado di accedere in modo diffuso a tecnologie che prima non c’erano. Questo è il primo elemento di discontinuità che occorre tenere presente. Se oggi possiamo pensare in termini di smart city è perché le strade e le case sono piene di oggetti più o meno intelligenti connessi a Internet: sensori, telefoni, oggetti, veicoli, ecc. E questa opportunità non è ristr

Smart city: tecnologie intelligenti per le città o cittadini più intelligenti in città?

Sono fra gli assi portanti dell’Agenda Digitale del Governo Monti e uno dei temi di maggior interesse nel dibattito sul futuro del paese. Sono oggetto di importanti finanziamenti nazionali ed europei e stuzzicano l’interesse di amministrazioni ed imprese. Ma cosa caratterizza le smart city e come fa una città a diventare più “intelligente”? Le città sono fatte da uomini e donne, in carne ed ossa, ma le smart city sono tali perché gli uomini e le donne che le popolano e le governano sono oggi in grado di accedere in modo diffuso a tecnologie che prima non c’erano.   Questo è uno straordinario elemento di discontinuità che definisce almeno parzialmente il termine. Se oggi possiamo pensare in termini di smart city è perché le strade e le case sono piene di oggetti più o meno intelligenti connessi a Internet o fra di loro: sensori, telefoni, oggetti, veicoli, ecc. E questa opportunità non è ristretta solo ai centri di ricerca, alle università, alle grandi aziende ICT. Anche un’amm

Smart city, dove i bit si fondono con gli atomi delle case e delle strade, ma gli uomini restano al timone

Le città e le aree urbane sono complessi ecosistemi che oggi si confrontano con immensi problemi in termini di sviluppo, inclusione, trasporti, clima, sicurezza, infrastrutture. La crisi attuale non fa che acuire le difficoltà e molte realtà si trovano in una condizione di declino in termini di prospettive e, soprattutto, di qualità della vita percepita dagli abitanti. La situazione nei piccoli insediamenti rurali o maggiormente decentrati non è migliore, con evidenti fenomeni d’invecchiamento della popolazione e declino economico. Le città, che concentreranno sempre più la popolazione mondiale, rappresentano allo stesso tempo un catalizzatore di problemi ma anche di soluzioni e straordinarie opportunità abilitate da tecnologie fino a ieri solo immaginarie. Devono divenire un ambiente propizio per l’innovazione, la partecipazione dei cittadini, lo sviluppo delle imprese, che possono contribuire con nuova forza grazie alla pervasività della rete e alla disponibilità di