Oggi tutti sono convinti, almeno a
parole, che l’ICT sia centrale per il processo d’innovazione
dell’amministrazione pubblica. Qualche dubbio in più si rileva quando
debbono essere definiti gli aspetti organizzativi dell’introduzione e
gestione della tecnologia negli enti.
La domanda piuttosto brutale a cui
cercheremo di fornire una risposta in questo articolo è quella che si
stanno ponendo ormai da tempo parecchi direttori generali e
amministratori: “Ha ancora senso che sia il personale del CED a
gestire integralmente questi processi, oppure sarebbe più efficiente
affidare alcune funzioni a fornitori esterni?”.
È utile ricordare che dal punto di vista
finanziario, in generale, alla luce dei vincoli posti dal patto di
stabilità, risulta più opportuno limitare gli investimenti interni e
concedere tutto il possibile in outsourcing.
Le macro attività gestite normalmente dai sistemi informativi possono essere accorpate in due grandi categorie:
- sviluppo/manutenzione di applicazioni legacy che servono per il funzionamento dell’ente e di applicazioni web rivolte all’esterno (servizi on line);
- gestione dell’infrastruttura hardware e software, assistenza informatica, sicurezza, networking e trasmissione dati.
Premesso che il dimensionamento
dell’ente e le competenze interne possedute sono determinanti per una
decisione consapevole che può quindi mutare di caso in caso, alcune
considerazioni generali possono essere condivise.
Sviluppo e manutenzione delle applicazioni sia legacy sia per i servizi on line
È oggi sempre più raro che le applicazioni vengano sviluppate da personale interno agli enti per molteplici motivi:
- difficoltà a mantenersi al passo con gli sviluppi tecnologici del mercato;
- limitatezza di risorse umane e professionalità;
- difficoltà a curare la manutenzione e l’aggiornamento del software sviluppato;
- necessità di connettere il software con molteplici applicativi anche di altri enti e produttori.
È sempre più frequente il ricorso a
fornitori con cui si cerca di andare oltre il semplice acquisto di
prodotti, nella direzione della costruzione di partnership che
garantiscano non solo la manutenzione evolutiva ma anche la coerenza con
un disegno strategico complessivo che deve essere governato in modo
qualificato dall’interno dell’ente.
Le figure professionali devono evolvere
Si rende quindi necessario evolvere le
figure professionali interne ai CED, da sviluppatori a system integrator
in grado di eseguire sia il collaudo e la supervisione del codice, sia
l’integrazione di sistemi di più vendor e di sistemi di più enti.
Altra evoluzione necessaria è quella da
esperto di procedure a esperto di organizzazione per ridisegnare i
processi dell’ente grazie alla tecnologia. Questa è forse la figura più
rara in molti enti, per cui paradossalmente la leva per l’innovazione
dei processi spesso è legata a modifiche alla normativa. In altri casi
si basa sulla disponibilità di software grazie a qualche progetto di
e-government. Raramente si parte da valutazioni di maggiore efficacia ed
efficienza.
Occorre anche interrogarsi su quali
siano le figure professionali più indicate per governare i rapporti con i
fornitori esterni nelle diverse fasi: l’individuazione delle
funzionalità necessarie; la gestione amministrativa della commessa; il
collaudo; la verifica del codice sorgente; l’integrazione con eventuali
sistemi di altri enti. Occorre spesso pianificare percorsi formativi
adeguati che dotino il personale tecnico delle indispensabili competenze
metodologiche e amministrative, e il personale amministrativo di una
sufficiente visione complessiva degli aspetti tecnologici e di processo.
Dimensioni ed interoperabilità
In generale, anche se in termini teorici
il rapporto con un grande vendor dovrebbe garantire vantaggi di
sistema, ad esclusione degli enti più piccoli la prassi è quella di
lavorare con fornitori molteplici in modo da poter scegliere volta per
volta la soluzione migliore, anche se questo può comportare qualche
problema d’integrazione in più.
Rispetto alla gestione dei servizi web, è
opinione diffusa che almeno una parte delle competenze necessarie per
poter intervenire celermente e con efficacia sui siti e i servizi on
line istituzionali dovrebbero essere mantenute internamente. Si tratta
infatti di una gestione in evoluzione che richiede personalizzazioni e
aggiustamenti continui che sarebbe anti-economico richiedere ad un
fornitore esterno. In pratica, è consigliabile preoccuparsi di mantenere
le risorse interne capaci di intervenire con competenza e celerità sul
content management system e sui siti web istituzionali.
Occorre infine non dimenticare il
problema della gestione dell’interoperabilità con i molteplici sistemi
regionali e nazionali che gradualmente tendono a sostituire o integrarsi
con le applicazioni locali. Questi ambiti istituzionali richiedono la
partecipazione a tavoli di coordinamento e ad altri di livello tecnico,
ed è difficile immaginare una rappresentanza istituzionale a cura della
sola azienda fornitrice.
La tabella che segue scompone l’attività
di sviluppo e manutenzione di applicazioni e propone, in modo generico,
quali azioni potrebbero essere facilmente delegate all’esterno.
Rilevazione delle esigenze dell’amministrazione | Gestione interna |
Studio di fattibilità / integrazione con altri enti | Gestione interna |
Raccolta e analisi dei requisiti | outsourcing |
Progettazione | outsourcing |
Project management | Interno o outsourcing in base alle competenze disponibili |
Sviluppo | outsourcing |
Validazione e collaudo | Gestione interna |
Avviamento / formazione | outsourcing |
Manutenzione a regime ed evolutiva | outsourcing |
Nel prossimo articolo saranno affrontati i temi dell’esternalizzazione dell’infrastruttura hardware e software, dell’assistenza informatica, della gestione di sicurezza, networking e trasmissione dati.
Commenti
Non conoscevo il tuo blog (trovato tramite un RT su Twitter). Lo seguirò.
Antonio